lunedì 31 agosto 2020

Le letture e i preferiti del mese di agosto 2020.

Ciao a tutti lettori! 

Il mese di agosto è stato per me molto differente rispetto a come sono stata solita, fino a quest'anno, viverlo. Fin da piccola ho avuto la fortuna di poter trascorrere un mesetto e più presso la casa al mare dei miei nonni. Quest'anno però, tenuto conto del brutto periodo storico, io e la mia famiglia abbiamo reputato idoneo restare a casa e non spostarci.
Ciò è stato fonte di dolore, sia per me che per i miei cari, ma siamo comunque riusciti a goderci un pò di riposo.
Se devo trovare un pregio nella tristezza di non aver visto il mare è che ho potuto frequentare Stefano, senza allontanarmi da lui. Questa è, infatti, l'unica pecca delle mie canoniche vacanze al mare: il rimanere per un periodo distante da lui.

In questo periodo festivo, però, ho utilizzato il mio tempo per praticare quelle passioni che, a parte la lettura, non riesco a portare avanti durante l'anno di lavoro. Ho scritto e disegnato parecchio e sono davvero entusiasta.
Inoltre, in merito alla lettura, nei primi giorni di agosto ho condiviso la lettura de "Regina di sangue" di Joanna Courtney, una delle ultime uscite della Casa Editrice Neri Pozza, insieme alla mia amica Chiara di @booksjungle. L'aver letto e chiacchierato con lei delle nostre riflessioni sull'esperienza di lettura in corso è stata una bella esperienza, che spero di rifare presto.

Ora passo a elencarvi le letture e i preferiti del mese di agosto. 

 

Le letture e i preferiti del mese di agosto. 

 



Le letture del mese:

I libri letti:
- "Regina di sangue" di Joanna Courtney;
- "La missione" di Robert Bolt;
- "Ragione e sentimento" di Jane Austen;
- "Hunger Games - Ballata dell'usignolo e del serpente" di Suzanne Collins.

Il libro in corso di lettura:
"La croce di fuoco" di Diana Gabaldon.

I preferiti del mese:
- Libro: "Ragione e sentimento" di Jane Austen. 

Jane Austen è una scrittrice che, con una sottile ironia, analizza la società dei suoi tempi, descrivendo con maestria i sentimenti umani.
Mi sono sempre allontanata da questa sua opera pensando erroneamente che non avrei apprezzato questo suo romanzo. Quale errore! "Ragione e sentimento" è, ad ora, il mio classico preferito. 

 

- Serie televisive: "Downton Abbey" e "Mad man". 

È stato pressoché impossibile scegliere tra queste due serie televisive, ambedue meravigliose. Quindi, non ho potuto far altro che indicarvele e consigliarvele entrambe.

 

- Film: "Ragione e sentimento". 

Ebbene sono un pó banale questo mese, ma d'altronde questa mia scelta è ancor di più una rettifica di quanto questa storia di Jane Austen mi sia entrata prepotentemente nel cuore. 

 

- Videogioco: "Cuphead". 

Nuova ossessione per me e Stefano e riconferma di quanto io sia una frana con i videogiochi. Non riesco mai a finire un livello, ma quando mai ne sono stata in grado? Ciò nonostante questo gioco creato con il vecchio stile dei primi cartoni animati è a dir poco sensazionale. 

 

Vi auguro uno splendido e magico settembre.
Un abbraccio dalla Cantastorie dei boschi!

lunedì 24 agosto 2020

Recensione "Notre-Dame de Paris" di Victor Hugo.

Ciao a tutti lettori! 

Come stanno procedendo le vostre vacanze? Siete pronti a tornare a lavoro o a riprendere i vostri studi? Io sto ancora cercando di metabolizzare che siamo agli ultimi giorni di agosto e che a breve l'anno lavorativo ricomincerà, con tutti gli impegni che ne derivano. 

 

 

Titolo: Notre-Dame de Paris 

Autore: Victor Hugo

Prezzo: 11 €

Pagine: 541

Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli

Voto: 3/5 🌸




Trama:

Parigi, 1482.

Esmeralda, una zingara di grande avvenenza, è solita danzare sul sagrato della chiesa di Notre-Dame, cuore della Parigi medievale. L'arcidiacono Frollo è attratto dalla giovane donna e, pur fra sentimenti contraddittori, cerca di farla rapire dal campanaro Quasimodo, un essere deforme fino alla mostruosità. Ma il capitano Phoebus de Châteaupers la trae in salvo e conquista il suo amore.



Recensione:

"Notre-Dame de Paris" è una delle opere più note di Victor Hugo, da cui sono state tratte altrettante famose trasposizioni, come il cartone animato targato Walt Disney. 

Le prime pagine del libro introducono la storia tramite la previa descrizione di una medievale Parigi in festa. Lo scenario è, infatti, datato il 6 gennaio del 1482, giorno in cui il popolo francese festeggia due festività, l'Epifania e la festa dei folli. Nel vociferare del popolo il lettore viene accompagnato dall'autore a spostare lo sguardo verso una rappresentazione di un mistero teatrale di Pierre Gringoire. In questa scena il lettore scorge come Pierre, il poeta, non riesce a trattenere a sé l'attenzione dei concittadini, poiché essi sono più interessati a nominare il papa dei folli, ovvero colui che in quel giorno è abile nel sfoggiare la smorfia più grottesca.

È in questa piazza, inoltre, che lo scrittore presenta, poco alla volta, i protagonisti del suo romanzo: il gobbo campanaro Quasimodo, dal volto sfigurato e per di più sordo, l'arcidiacono Frollo, un uomo di Chiesa ma dall'animo perfido, il capitano Phoebus de Châteaupers, un giovane di bel aspetto e privo di virtù, Esmeralda, un'affascinante e innocente zingara, e Pierre Gringoire, un povero poeta disilluso.

Il racconto drammatico è, nel complesso, interessante e racchiude in sé una trama accattivante. Tuttavia, a rendere gravosa la lettura, sono i frequenti capitoli dedicati all'aspetto architettonico della città di Parigi e della cattedrale Notre-Dame. Quest'ultimo aspetto, rammento, ha però garantito che nei secoli successivi la cattedrale fosse ripristinata nella sua originaria forma. Victor Hugo, difatti, ha utilizzato il suo testo per, allo stesso istante, esperire un trattato in cui elogiare la bellezza della cattedrale e per ammonire l'uomo di curare le tracce artistiche rilasciate dai propri antenati, senza deturparle o mutarle. 

Affiancata a questa critica lo scrittore addita anche la corrotta magistratura, l'insensatezza dell'Inquisizione e la malvagità intrinseca delle persone.

Anni fa ho letto e apprezzato questo tomo, ma ho voluto recentemente riprovare l'approccio con quest'opera per constatare se le problematiche riscontrate nella passata esperienza di lettura fossero state conseguenza della mia immaturità o di altre accezioni. Ebbene, come ho poco prima dichiarato, l'autore mi ha talvolta annoiata con le sue innumerevoli divagazioni, spesso facendomi perdere il senso logico della narrazione o addirittura la voglia di proseguire nella lettura del libro. La stessa scrittura di Victor Hugo, inoltre, non mi è apparsa particolarmente fluida e scorrevole, ma mi è capitato di dover rileggere più volte alcune frasi. "Notre-Dame de Paris" non è un romanzo che si presta a essere letto con leggerezza, ma necessita di un'adeguata concentrazione.

Ciò nonostante, i personaggi costituiscono la forza e la ricchezza dell'opera. In loro, o meglio nei loro pensieri e nelle loro parole, ho trovato lo sprono tale per arrivare alla tanto agoniata ultima pagina. 

I sentimenti che ho nutrito durante questa lettura sono stati, quindi, innumerevoli. 

Insomma, non è una delle migliori letture che ho effettuato nella mia carriera da lettrice, ma non è nemmeno uno dei testi peggiori in cui mi sono imbattuta. Eppure, non posso al contempo non consigliarvelo, perché, nonostante quanto scritto nella mia recensione, è un'opera che mi è rimasta nella mente in maniera vivida per tutti questi anni, soprattutto la scena finale, per me una delle immagini più gotiche ed emozionanti mai lette. 



"L'amore è essere due e non essere che uno. Un uomo e una donna che si fondono in un angelo." 

martedì 18 agosto 2020

Recensione "Noi siamo Occhi di gatto" di Tsukasa Hojo.

Ciao a tutti lettori!

È trascorso un annetto dall'ultima volta in cui vi ho proposto una recensione su un manga.
Oggi, però, rimedio a questa mancanza condividendo il mio pensiero su un volume che racchiude al suo interno gli episodi salienti della nota opera di Tsukasa Hojo.


Titolo: Noi siamo Occhi di gatto
Autore: Tsukasa Hojo
Prezzo: 20 €
Pagine: 327
Editore: Panini Comics
Voto: 5/5 🌸



 

Trama:
"Occhi di gatto" è lo pseudonimo utilizzato da tre ladre di opere d'arte, temute dai curatori di musei di tutto il mondo e ricercate senza sosta dalla polizia.
All'insaputa di tutti il team è, in verità, composto da tre giovani e avvenenti sorelle, Hitomi, Rui e Ai, impegnate nella vita "normale" a gestire un caffè. 

 

Recensione:
"Occhi di gatto" è l'opera shonen di Tsukasa Hojo, composta da 18 tankobon, da cui è stata tratta la nota versione anime.
Pubblicato in Giappone dal 1981 al 1985 e in Italia dal 1999 al 2000, "Cat's Eye" è uno dei manga più famosi di tutti i tempi, con oltre 18 milioni di copie vendute.
La trama narra la storia della giovane Hitomi Kisugi, la quale, assieme alle sorelle Rui e Ai, gestisce il caffè Cat's Eye ("Occhi di gatto"). Il bar è, in realtà, una copertura, poiché le tre affascinanti ragazze sono le famose ladre "Cat's Eye", impegnate nel furto di opere d'arte. Le sorelle Kisugi, tuttavia, non si dedicano alle rapine per fini di lucro, ma rubano esclusivamente opere d'arte appartenute a Michael Heinz, famoso artista degli anni '40, che è il loro amato padre scomparso. Difatti esse, attraverso le creazioni artistiche del padre, sperano di ricostruirne la collezione, che era stata loro sottratta dai nazisti, e individuare i sufficienti indizi per poterlo ritrovare. Ad aggravare la loro precaria copertura è la costante presenza nelle loro vite dell'investigatore incaricato delle indagini per la loro cattura, Toshio Utsumi, il quale è, allo stesso tempo, anche il fidanzato di Hitomi.

 

 

"Occhi di gatto" è un'opera che da parecchi anni non viene più ristampata, perciò il reperimento dei vari numeri è complicato. Nondimeno, la Casa Editrice Panini ha recentemente raccolto in questa edizione da collezione cartonata i capitoli salienti della trama. All'interno di questo volume, quindi, mancano le svariate rapine e indagini, che appunto contraddistinguono il manga nel genere shonen. Invero consta proprio in questo ultimo accenno il pregio di questa raccolta, ovvero l'aver permesso ai nostalgici di uno degli anime più famosi degli anni '90 di recuperare la trama base dell'originaria opera nipponica, senza dover allo stesso momento leggere i numerosi episodi, a volte poco rilevanti ai fini della prosecuzione della vicenda cardine.
Eppure, io, avendo letto il contenuto della storia originale, devo ammettere che questo tomo sia un ottimo prodotto ma che, allo stesso istante, non sia sufficiente per capire alcuni passaggi salienti del racconto.
Ciò nonostante consiglio di reperire questa edizione per la cura nei dettagli, dalla cover meravigliosa al pregio della manifattura dello stesso.
Parlando, invece, dell'opera di Tsukasa Hojo, devo dichiarare espressamente che l'ho adorata e che mi ha conquistata. In particolare, la lettura mi ha coinvolta e divertita dall'inizio alla fine. Le stesse rapine e indagini che intervallano la narrazione principale non mi hanno annoiata, come purtroppo a volte mi capita di riscontrare con gli shonen. In merito a volte sono rimasta letteralmente stupita dalle strategie fantasiose e spesso improbabili, dagli inseguimenti mozzafiato e dalle acrobazie delineate nel racconto.
Tuttavia, devo anche sollevare una lieve critica sui personaggi, soprattutto Toshio, che spesso sono eccessivamente caricaturati. Questa caratteristica ha però permesso di rendere umoristica la storia. Tsukasa Hojo, infatti, arricchisce la trama con un velo di ironicità, mai assente nel narrato, che ha il merito di non scadere mai nel volgare. Al riguardo è a dir poco comico il rapporto intercorrente tra Hitomi e Toshio, poiché il povero poliziotto viene spesso ingannato dalla stessa per carpire le mosse della polizia e, così, garantire il buon esito delle rapine.
Per quanto possa sembrare semplice e frivola, in realtà, la trama cela in sé una storia toccante. Infatti, la ricerca assennata delle tre sorelle oltre a essere fonte di risate è anche, e frequentemente, una missione patita emotivamente dalle stesse che tentano di ritrovare il loro perduto padre. Hitomi, Rui e Ai sono delle ragazze che si sono trovate sole al mondo e che cercano con ansia e apprensione notizie sul loro padre, l'unico legame familiare ancora in vita.
Una nota peculiare, oltre alla trama ben congeniata, va al tratto, unico e ben distinguibile, del mangaka. Le tavole di Hojo sono differenziabili dagli altri mangaka ed è pulito e lineare, senza che alcuna parte del corpo sia sproporzionata o innaturale. I personaggi sono dal punto di vista anatomico veritieri e non caricaturati.
Insomma, questa storia, in equilibrio perenne tra dramma e commedia e tra azione e sentimenti è entrata a far parte delle mie storie manga del cuore, soprattutto per il finale poetico che mi ha commossa come non avrei mai immaginato.
Concludendo, vi consiglio caldamente di dare un'occasione al manga di Tsukasa Hojo se, come me, amavate l'anime. 

 


lunedì 10 agosto 2020

Recensione "La regina scalza" di Ildefonso Falcones.

Ciao a tutti lettori!

Oggi vi parlo di una lettura che mi ha semplicemente incantata.


Titolo: La regina scalza
Autore: Ildefonso Falcones
Prezzo: 14 €
Pagine: 681
Editore: TEA
Voto: 5/5 🌸



Trama:
Siviglia, gennaio 1748.
Caridad, una giovane donna con alle spalle un passato di schiavitù nelle colonie di Cuba, si ritrova in una città a lei sconosciuta. Una volta libera ella, denutrita e senza forze, non sa come procurarsi il necessario per sopravvivere. Il suo destino sembra, dunque, segnato quando incrocia i passi di Melchor, un gitano rude ma affascinante. Tuttavia, grazie a Melchor, Caridad è accolta nel borgo di Triana, dove il ritmo dei martelli nelle fucine dei fabbri fa da sottofondo al cante flamenco e alle sensuali movenze delle danze gitane.
In questo luogo Caridad conosce Milagros, la bella nipote di Melchor, e tra le due donne nasce un’amicizia profonda.


Recensione:
In "La regina scalza" l'autore, Ildefonso Falcones, racconta la storia di due donne: Caridad, una donna di colore con alle spalle un passato di schiavitù nelle colonie di Cuba, e Milagros, la più bella e fiera gitana di Triana.
L'incontro tra Caridad e Milagros segna l'esistenza di entrambe le fanciulle. Caridad è una donna scarna di emozioni, in quanto la sua vita servile l'ha cresciuta prospettando come unico fine della propria esistenza il dover accontentare i coloni in ogni loro esigenza. Eppure, l'amicizia con la giovane e sognante Milagros la conduce a riscoprire il significato più vero della vita.
Come sfondo al loro vissuto vi è Triana, un borgo in cui i rumori e gli strepiti non sono occasionali. Nelle sue vie, infatti, vivono i gitani. I gitani sono un popolo chiassoso e impetuoso, contraddistinti dai loro abiti sgargianti e dagli accessori vistosi e preziosi con cui adornano gli stessi. Alla base della loro comunità, invero, vi sono delle leggi non scritte ma non per questo reputate di second'ordine, anzi essi le rispettano con maggior devozione rispetto a quelle statali.
In merito, nelle pagine del volume lo scrittore descrive le relazioni che sussistono nella comunità degli zingari di Triana, ovvero le alleanze e le diatribe generazionali che, allo stesso istante, tengono unito e dividono il gruppo dei gitani.
Il racconto è cadenzato da una scrittura musicale ed evocativa. Ildefonso Falcones con estrema maestria, infatti, riesce a raccontare una storia accompagnandola a una capacità descrittiva onorevole. In merito, egli presenta i balli e i canti degli zingari con una precisione tale da garantire al lettore di immaginare quanto da egli tracciato sulla carta.
I personaggi della storia sono svariati, ma nessuno è abbozzato. Ogni individuo è raffigurato nella sua completezza, ossia sia a livello fisico che psichico.
Lo stesso appunto è da correlare agli ambienti e ai luoghi.
"La regina scalza" è la storia di un'amicizia condivisa tra due donne, ma questa tematica è arricchita da faide, tradimenti, amori e inganni.
Le tematiche trattate sono perciò varie. Al riguardo l'autore non si lascia intimorire dal pregiudizio del lettore, ma presenta anche gli aspetti più controversi della categoria degli zingari. Essi non sono solo dei ballerini e cantanti provetti, ma, storicamente, sono stati dei ladri che hanno vissuto rubando e mentendo al prossimo, fingendosi, per esempio, in grado di poter predire il futuro osservando le pieghe sul palmo della mano.
Parallelamente, però, egli addita le scelte attuate da alcuni regnanti finalizzate a sterminare la comunità dei gitani.
Ugualmente, in generale, la violenza e gli abusi, sessuali e di altra natura, sono stati spesso oggetto di esame e di denuncia nello scritto in questione.
Sono innumerevoli, dunque, le motivazioni che mi hanno sospinta ad adorare questo libro. In particolare esso è entrato a far parte di quei romanzi di cui non posso fare a meno di decantare le lodi.
Concludendo, non posso che incitarvi a dare un'occasione a questo volume, perfetto sotto ogni punto di vista. Io, invece, nel prossimo futuro ho intenzione di reperire tutte le altre opere di Ildefonso Falcones.

lunedì 3 agosto 2020

"Las chicas del cable."

Ciao a tutti lettori!

Oggi vi racconto il mio pensiero inerente alla serie televisiva "Le ragazze del centralino".

Voto: 3/5 🌸



"Le ragazze del centralino" (Las chicas del cable) è una serie televisiva spagnola del 2017, composta da 5 stagioni, per un totale di 42 episodi, dalla durata variabile di 35-63 minuti ciascuno.
La serie televisiva in questione è il primo telefilm spagnolo a essere stato ideato, prodotto e rilasciato da Netflix.



Il telefilm è ambientato nella Madrid del 1928 e narra le vicende di cinque donne di diversa provenienza sociale, Lidia, Carlota, Ángeles, Sara e Marga, che vengono assunte come operatrici per la Compagnia dei Telefoni, la prima grande compagnia telefonica nazionale.
Ognuna di loro si confronta con le difficoltà relative alle proprie vicissitudini familiari e al proprio passato, per affermare la propria indipendenza ed emanciparsi in una Spagna in cui i diritti delle donne sono ben lungi dall'essere riconosciuti sia dall'ordinamento giuridico che dalla società.



"Las chicas del cable" è una serie televisiva che decanta i diritti delle donne.
Gli episodi descrivono le difficoltà contro cui le donne hanno dovuto lottare per essere reputate come degli esseri viventi degni di rispetto e di protezione, ugualmente a quanto è stato sempre garantito come naturale e innegabile per gli uomini. I soggetti di sesso femminile, infatti, in ogni secolo sono state etichettate come figlie, mogli o prostitute. Non c'è mai stata alcuna possibilità per la stessa di elevarsi a lavoratrice o per lo meno essere a libera di scegliere discrezionalmente la propria vita. L'unico obiettivo che, invece, ha ogni volta posseduto è quello di augurarsi di contrarre un matrimonio fortunato, accezione che spesso e volentieri le ha negato di poter selezionare autonomamente il proprio compagno.
Nel telefilm vengono anche trattate le tematiche dell'omosessualità e della transessualità, ambedue correlate alle pratiche di annientamento dell'indole degli stessi, definiti come soggetti "deviati" o "malati".
Senza dimenticare, inoltre, le altre due trattazioni presentate nella serie televisiva, ovvero la rivoluzione creata dalla libertà di stampa e dall'apparecchio del telefono. Quest'ultimo in particolare, il telefono, ha costituito, tramite la figura delle ragazze del centralino, un impiego che ha concesso alle giovani ragazze di poter essere indipendenti economicamente.
I temi trattati sono, dunque, svariati.
Gli episodi sono perciò oltremodo ricchi di pathos, soprattutto poiché l'amore è il centro nevralgico della narrazione. Difatti, la storia incomincia con il racconto della relazione amorosa tra Alba Romero, che nel frattempo ha assunto l'identità di Lidia Aguilar, e Francisco Gómez, innamorati da ragazzi e persisi di vista dopo il loro arrivo a Madrid dieci anni prima. La trama inizia proprio con il loro casuale nuovo incontro.
Una particolare menzione va, per ultimo ma non per importanza, agli abiti, al trucco e al parrucco che ha reso la serie tv realistica sotto ogni punto di vista. Guardare gli episodi e ascoltare le musiche intervallanti le scene ha permesso allo spettatore di osservare la sfarzosità e l'eleganza degli anni del 1920. Senza, però, cancellarne i lati oscuri, come l'avvento delle dittature e l'abuso di alcool, del tabacco e delle sostanze stupefacenti.



Personalmente ho scoperto questa serie tv per puro caso, perché purtroppo non è molto nota.
La trama mi ha catturata e ho seguito con trasporto l'evolversi delle vicende. Tuttavia, non è uno dei migliori telefilm che ho potuto fino ad ora seguire, ma voglio innalzare il medesimo per gli insegnamenti che ha deciso di sottolineare.
Invero, il finale della serie, da molti criticato, io l'ho adorato. Ho compreso la motivazione che ha spinto la regia a chiudere la storia con un finale tanto sconvolgente. L'ultima scena, difatti, rimanda a un stringente monito da seguire per le fanciulle, e non solo, ovvero a essere coraggiose e a lottare sempre e comunque per i propri ideali.
Il cammino affinché la donna sia tutelata e apprezzata è ancora lontano dal considerarsi completato, eppure noi, fortunate e agiate, dobbiamo portare nel nostro cuore il ringraziamento quotidiano per quelle grandi donne che nel passato hanno combattuto per permetterci oggi di poter accedere allo studio, lavorare e, perché no, essere single e felici, senza che la presenza di un uomo sia tale da farci sentire stimate, al sicuro e soddisfatte.
Noi donne possiamo diventare ciò che desideriamo essere, senza restrizioni, ma dobbiamo solo aver il coraggio di alzare il capo e di perseguire il nostro sogno.
Questo è quello che le ragazze del centralino hanno voluto mostrare e indicare a noi tutti.