lunedì 13 luglio 2020

Recensione "Figlie del mare" di Mary Lynn Bracht.


Ciao a tutti lettori!
Durante il mese di giugno ho letto un libro che da mesi, precisamente da Natale, attendeva di essere consultato.
Io non sono una compratrice compulsiva di testi. Quando acquisto un volume, infatti, lo leggo immediatamente. Tuttavia, in questo caso, essendo stato un regalo, ho posticipato la lettura, senza sentirmi troppo in colpa.  
Eppure, un mesetto fa quando il mio sguardo è ricaduto sulla mensola dove era riposto, una volta stretto tra le mani, ho iniziato a sfogliarlo le a leggere qualche riga, finché, in pochi giorni, l'ho concluso.



Titolo: Figlie del mare
Autore: Mary Lynn Bracht
Prezzo: 18,60 €
Pagine: 370
Editore: TEA
Voto: 5/5 🌸





Trama:
Corea, 1943. 
Per la sedicenne Hana sapere immergersi nelle acque del mare è un dono, un antico rito che si trasmette di madre in figlia. Nel buio profondo delle acque, è solo il battito del cuore che pulsa nelle orecchie a guidarla sino al fondale, in cerca di conchiglie e molluschi che la giovane vende al mercato insieme alle altre donne del villaggio. 
Nata e cresciuta sotto il dominio giapponese, Hana ha un'amatissima sorella minore, Emi, con cui è destinata a condividere il lavoro in mare. Tuttavia, i suoi sogni si infrangono il giorno in cui, per salvare la sorella da un futuro atroce, Hana viene catturata dai soldati giapponesi e deportata in Manciuria, dove viene imprigionata in una casa chiusa gestita dall'esercito. 



Recensione:
"Figlie del mare”, romanzo d'esordio di Mary Lynn Bracht, narra uno dei capitoli, meno noti ma non per questo irrilevante, della Seconda Guerra Mondiale: il genocidio delle comfort women. 
Le comfort women erano delle donne coreane, che, rapite dall’esercito giapponese, erano costrette a prostituirsi nelle case di piacere riservate ai militari dell’esercito nipponico. 
Mary Lynn Bracht racconta questo tragico evento storico tramite le voci di due sorelle, Hana ed Emi. 
In particolare, la narrazione delle loro esistenze parte da una mattina del 1943, giornata in cui la sorella maggiore Hana, per salvare la piccola Emi da un destino atroce, si fa catturare da dei soldati giapponesi. 
Da quell'infausto frangente Hana, deportata in Manciuria, vive rinchiusa in una stanza e addetta ad accogliere i soldati per soddisfare i loro più reconditi appetiti sessuali. Parallelamente, invece, Emi osserva inerme la Corea decadere nella povertà e nella disperazione a causa dello scontro bellico in atto. 
I loro due punti di vista si alternano e, nello stesso istante, vi è un passaggio temporale tra il passato e il presente, in cui Emi, ormai anziana, non desiste e continua a cercare l'amata sorella Hana. 
Personalmente ammetto di non aver mai sentito nominare le comfort women prima della lettura di questo volume. Grazie alla lettura del romanzo e alle note storiche, allegate nella parte finale del tomo, ho avuto modo di scoprire che questa ingiustizia è stata patita da oltre 300.000 donne. L’esistenza delle comfort women, però, è stata ammessa dal governo giapponese nel 1993, ma solo nel 2015 è stato riconosciuto ufficialmente come un crimine di guerra. Nonostante la conclamata atrocità di questo evento storico, oggi questa tematica non è trattata alla stregua di altri genocidi, ugualmente gravi, ma che hanno almeno ottenuto un riconoscimento e una promulgazione adeguata. Difatti, la scrittrice indica nelle ultime pagine del manoscritto gli altri libri che possono essere reperiti per ampliare le proprie conoscenze in seno a questo abominio.
Ugualmente, grazie a questo romanzo, ho potuto appurare l'esistenza di un lavoro a me ignoto, ovvero quello praticato dalle haenyeo, le donne del mare. Le haenyeo sono un gruppo di donne coreane, le quali per mantenere sé e la propria famiglia si immergevano nelle più profonde acque blu per recuperare dei molluschi, dei pesci o, se erano fortunate, delle perle, così da poterli vendere al mercato. Ciò che mi ha stupita è che, per la prima volta, ho reperito la notizia di un'attività lavorativa che rendeva le donne degne di rispetto, forti, indipendenti ed escludeva l'uomo dall'esplicazione della stessa attività. 
Accanto alla profonda analisi storica contenuta nel libro, il pregio di Mary Lynn Bracht è stato quello di saper raccontare in poche pagine, e con una scrittura fluida, una storia appassionante ed emozionante. Precisamente, gli eventi tragici sono amplificati grazie all'attenzione che l'autrice ha riposto nell'esternazione dei pensieri delle due protagoniste. I loro rimorsi e le loro paure sono palpabili, a tal punto da far spesso trattenere il respiro al lettore nel momento della lettura.
La penna della scrittrice, inoltre, non cela le immagini più crude e violente. Ella non addolcisce alcuna scena, ma riporta sul foglio l'abuso e la tortura nella loro più disumana spietatezza.
Concludendo, consiglio caldamente il recupero di questo testo, in quanto la lettura di questo piccolo, ma intenso, romanzo, mi ha permesso di ampliare il mio sapere, ponendomi di fronte a un fatto storico a me ignoto, e, al contempo, mi ha concesso di riflettere su quanto i diritti che a noi oggi appaiono scontati sono stati oggetto di battaglie secolari per poterli, ora, constatare nella nostra quotidianità e, talvolta, reputare quasi banali e scontati.



"Ci tuffiamo in mare come le nostre madri e le nostre nonne e bisnonne hanno fatto prima di noi per secoli. Il dono è il nostro orgoglio, perché ci rende libere di non dover rispondere a nessuno, né ai nostri padri, né ai mariti o fratelli maggiori, e neanche ai soldati giapponesi durante la guerra."


2 commenti:

  1. Cara Diletta, dalla descrizione direi che è interessante...
    Ciao e buona settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso!
      Ti ringrazio di cuore per seguire sempre con affetto i miei articoli.
      Buona giornata!

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