lunedì 11 maggio 2020

Recensione "Storia di chi fugge e di chi resta" di Elena Ferrante.


Ciao a tutti lettori!
Con mio rammarico le giornate stanno diventando ogni giorno più afose. Personalmente spero che la primavera e l'estate passino in fretta, perché voglio tornare presto ad indossare i miei caldi e morbidi maglioni invernali. Nel frattempo dovrò resistere all'aria calda e umida della pianura osservando con nostalgia le foto di paesaggi innevati. 
A parte questa breve digressione, oggi ho deciso di pubblicare il mio pensiero in merito al terzo volume della tetralogia di Elena Ferrante. 



Titolo: Storia di chi fugge e di chi resta
Autore: Elena Ferrante 
Prezzo: 19,50 €
Pagine: 384
Editore: E/O
Voto: 4/5 🌸





Trama:
Lenù e Lila sono diventate donne intraprendendo due percorsi di vita differenti.
Lila, assieme al proprio figlio Gennaro, ha lasciato il marito e l'agiatezza per essere libera. Lenù, invece, è fuggita dal rione per andare a studiare alla Normale di Pisa e, in seguito, ha pubblicato un romanzo di successo che le ha aperto le porte di un mondo benestante e colto.
Tuttavia le loro esistenze non si sono mai realmente separate.



Recensione:
Elena Greco, detta Lenù, e Raffaella Cerullo, detta Lila, hanno abbandonato gli abiti della fanciullezza per indossare quelli dell'età adulta. 
Entrambe hanno vissuto con la comune volontà di fuggire dalla miseria e dagli sporchi affari del rione in cui sono cresciute e, dopo svariati anni e attuando scelte di vita differenti, ci sono riuscite. 
Lila si è allontanata dalla casa coniugale che ha condiviso con il marito Stefano Carracci e, assieme al figlio Gennaro, vive con il suo nuovo compagno Enzo in una piccola e mal ridotta abitazione presso San Giovanni a Teduccio. In questo modo ella ha rinunciato a una vita agiata per poter ottenere la libertà. La libertà tanto agoniata, però, le impone un'esistenza faticosa e colma di rinunce. Ciò nonostante questa nuova realtà non pesa alla giovane donna, la quale predilige osservare le proprie mani rovinate e ruvide a causa dei calli, causati dal duro lavoro svolto presso la fabbrica di salumi di Bruno Soccavo, piuttosto che accarezzarsi i lividi violacei sul volto per le percosse infieritele dal marito. Lenù, invece, è scappata da Napoli grazie alla propria ambizione. Ella, in particolare, ha proseguito gli studi presso la Normale di Pisa, ha pubblicato un libro che ha riscosso grande successo ed è fidanzata a Pietro Airota, un giovane studioso proveniente da una nota famiglia della borghesia intellettuale. 
Le loro vite non sono mai state così distanti, eppure le loro esistenze rimangono sempre e inevitabilmente intrecciate. La loro amicizia, quindi, non si è mai allentata, anche se ora è nutrita solo da sporadiche chiamate. 
Ad ogni modo, Lenù è perennemente ossessionata dall'ombra dell'amica. Ella, nonostante i traguardi raggiunti nello studio, si sente ancora intellettualmente inferiore a Lila, che da parte sua non ha potuto proseguire con gli studi oltre la quinta elementare. Lila, difatti, riesce comunque a dimostrare la sua innata intelligenza nelle, più o meno, banali scelte quotidiane. È brillante in ogni ambito, perché la sua dedizione e caparbietà non conoscono limiti. Dall'altro canto invece Lenù si commisera e non riesce mai realmente ad essere felice, proseguendo a paragonare la propria vita a quella di Lila, con la comune e costante conclusione per cui reputa la propria esistenza più misera e mal vissuta. 
In questo terzo volume è quasi assente la realtà del rione da cui le due donne provengono. Difatti, la trama del libro si concentra sulla figura di Lenù, la quale cammina tra le strade di Pisa e, successivamente, di Firenze. Invero, l'eco di quanto sta accadendo nel rione sopraggiunge per varie vie all'orecchio di Elena. 
Questo terzo tomo è quello che meno mi ha entusiasmata dell'intera quadrilogia. La narrazione è molto lenta, anche se la fluidità della scrittura di Elena Ferrante non rende mai noiosa la lettura dei suoi romanzi. 
In questo volume, inoltre, l'ambito politico è oggetto di svariati capitoli, circostanza che non ha riscontrato il mio personale apprezzamento. Storicamente le vicende raccontate dall'autrice sono collocate alla fine degli anni '70 del secolo scorso, periodo ricordato per gli scontri tra i fascisti e i comunisti, per le prime rivolte studentesche, per le lotte per i diritti dei lavoratori e per l'insorgere dei primi movimenti femministi. Insomma, Lenù e Lila vivono in uno dei momenti storici che ha portato a un modo di vivere differente, drasticamente diverso da quello a loro fino ad ora conosciuto e in cui sono cresciute. 
In ciò, però, il lettore non può fare a meno di essere, come sempre, attanagliato da un'ambivalenza, poiché da una parte ammira e, allo stesso istante, invidia la tenacia di Lila, ma inesorabilmente rispecchia se stesso in Lenù, una donna fragile e comune che spesso fatica a trovare la propria strada e il coraggio necessario per intraprederla.


4 commenti:

  1. Cara Diletta, dopo avere letto la recensione capisco che è molto interessante.
    Ciao e buona settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso!
      Sono contenta di averti incuriosito.
      Un abbraccio!

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  2. A me è piaciuto davvero molto questa saga. Dopo aver letto questa saga ho letto anche gli altri romanzi dell'autrice, e devo dire mi sono piaciuti davvero molto ☺️☺️☺️

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    1. Ciao Gresi!
      Io ad ora ho recuperato solo questa sua saga, ma in futuro voglio approcciarmi anche ad altre sue opere.

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